Carlo Rizzo

carlo rizzoCARLO RIZZO (1895-1983) 

Carlo Rizzo nacque a Torino l’11.6.1895. I suoi genitori erano entrambi piemontesi. Il padre era docente di Fisica sperimentale.
Piemontese, dunque di nascita, tale rimase per tutta la vita, nelle più apprezzabili peculiarità: puntualità, tenacia nel lavoro, coscienza del lavoro, fedeltà fino al sacrificio alla parola data, che per lui contava più di ogni patto o contratto. Ma amava anche molto il Sud di cui scherzosamente talvolta intercalava il dialetto.

Figlio unico, sentì molto il peso di tale solitudine, tanto che, pur legatissimo al padre e affascinato da una madre colta e raffinata, ricordò sempre come piacevolissimi gli anni trascorsi in un collegio di Lucca dove fu necessario mandarlo perché si rimettesse, in mezzo ad altri coetanei, dallo shoch subito durante il terremoto di Messina. Nel 1913 si iscrisse alla facoltà di Scienze Naturali di Catania, perché nell’università di Messina, dove nel frattempo il padre era stato nominato rettore, mancava la facoltà da lui prescelta. Nel dicembre del 1914 fu chiamato alle armi e frequentò il corso di All. Uff. di Artiglieria. Fece tutta la guerra con piena dedizione e sereno entusiasmo guadagnandosi anche una medaglia di bronzo al Valor Militare e la promozione a Tenente.

Nel marzo 1919 conseguì la laurea a pieni voti e nel 1920, si iscrisse al 4° anno di Medicina e Chirurgia, concludendo brillantemente anche questo corso di studi. Dopo aver conseguito la nomina di Ufficiale medico ed ultimata la ferma, chiese il passaggio nel servizio permanente effettivo. Riuscì primo negli esami e, potendo quindi scegliere la sede per il suo servizio, preferì Milano dove si trovava il Prof. Carlo Besta che lo aveva avviato allo studio della Neurologia.
Qualche tempo dopo si sposò con la donna che gli fu compagna discreta, fedele e intelligente e che, quando morì prematuramente, lasciò in lui un vuoto incolmabile.

Dopo il matrimonio, svolse a Bengasi due anni di servizio coloniale per poi ritornare a Milano presso l’Ospedale Militare di S. Ambrogio e nello stesso tempo frequentò l’Istituto Emanuele III per i feriti cerebrali. La laurea conseguita con lode, i giudizi favorevolissimi espressi dai superiori nelle note caratteristiche , ponevano Carlo Rizzo tra i tenenti medici più distinti e quando si trattò, come era consuetudine, di designare gli Ufficiali che il Ministero della Guerra comandava per un biennio presso una delle cliniche universitarie affinché si perfezionassero in qualche ramo della medicina, egli fu tra i prescelti e fu destinato alla Clinica neurologica di Napoli, diretta allora dal Prof. Onofrio Fragnito.

Nel ’34 C. Rizzo, ottenuto dall’Accademia d’Italia un assegno per compiere un viaggio all’estero, lavorò alcuni mesi ad Amsterdam in un celebre Istituto specializzato nella ricerca sul cervello. Nel’35 fu trasferito, quale neurologo, al Celio (quindi Collegio Medico Legale) di Roma.
Ottenuta la libera docenza nel 1933, esercitò fino a tardissima età la sua professione con entusiasmo. Profondamente cristiano, non solo per tradizione, ma soprattutto per intima convinzione, non perse mai occasione per testimoniare le proprie idee e la propria fede persino nei suoi saggi relativi a “Cento problemi di coscienza” e Teologia Morale” dove esponeva in maniera umana e convincente la deontologia professionale non come “Regolamento”, ma come “conseguenza e Grazia”.

Amava il prossimo ed era felice se poteva procurare una sorpresa, pur piccola, ma gradita. Nessuno si è mai rivolto a lui senza ricevere aiuto o conforto e speranza. La “Carità è cieca” diceva con San Paolo e spesso ripeteva con D’Annunzio, del quale in gioventù aveva ammirato la magnificenza dello stile, “Io ho quel che ho donato”. Anche al Don Ferrante dei Promessi Sposi andavano le sue simpatie, poiché nemmeno a lui piaceva “comandare né essere comandato”.

Aveva un carattere strano e forte; paternalista e impulsivo, amante della comodità e della buona tavola: non di rado sosteneva con se stesso duri combattimenti per vincere quegli atteggiamenti che egli riteneva contrari a chi vuole comportarsi da cristiano. Il suo infatti era un cristianesimo senza concessioni, soprattutto verso se stesso, molto difficile da seguire. Di temperamento ansioso, scrupoloso fino all’eccesso, gli bastava la minima dimostrazione di affetto per renderlo felice come un bambino. Eclettico cultore di letteratura, storia ed arte, con i suoi due più cari amici si assunse l’onere degli studi all’estero di un giovane che lo ricambiò per tutta la vita con affetto e con la conquista di un grande nome dell’arte contemporanea. Devotissimo alla famiglia, per la quale nessun sacrificio era per lui troppo grande, ebbe il dolore di perdere un figlio, medico anch’egli, di soli 39 anni.

Fu unito da profonda amicizia a M. Gozzano e F.M. Bongioanni, e fu proprio il primo a dargli l’opportunità di conoscere il test Rorschach, che dal lontano 1931, divenne la “passione” della sua vita e che lo ripagò ampiamente della delusione per il mancato conseguimento della Cattedra, dovuto soprattutto all’incompatibilità con la sua posizione di Ufficiale Medico. Per lunghi anni il suo studio, nei “famosi giovedì“, fu affollato da chi voleva intraprendere la conoscenza del test e chiunque dicesse di voler studiare quel metodo era il benvenuto nella sua scuola e niente veniva chiesto a nessuno. Chi ha frequentato quelle riunioni non potrà certo dimenticare il travolgente carisma con cui C. Rizzo impartiva i suoi insegnamenti.

E’ difficile ricordare i nomi di tutti coloro che lo hanno seguito, ma sono tanti, veramente tanti e se numerosi furono gli allievi, molti i prediletti: dai tempi lontani di E. Vacca, Ossicini, Ciolfi, Padre Berna da Torres, Battaini, Parodi fino alla Di Jullo, Tessitore, Mezzena, Davy, Parisi, Pes. Ad ognuno, dava parte di se stesso perché “il sapere – diceva- lo si dona come lo si è ricevuto“. Chi ha seguito l’attività scientifica di C. Rizzo conosce bene i suoi lavori: dalle “Prime Ricerche su Italiani adulti normali studiati con il metodo psicodiagnostico del Rorschach” dove l’esposizione delle sue intuizioni (che allora si basavano su statistiche relative a 37 soggetti” suscitava quasi tenerezza e sbigottimento di fronte alla conferma avuta da migliaia di protocolli raccolti e profondamente studiati, fino al Manuale per la raccolta, localizzazione e siglatura delle interpretazioni Rorschach che egli elaborò con i collaboratori S. Parisi e P. Pes.

Molto interessante, inoltre, la relazione di una valutazione alla cieca che C. Rizzo e E. Bohm fecero nel 1975 di un protocollo che Rorschach aveva raccolto ed elaborato 50 anni prima riguardante se stesso, circostanza questa che Rizzo intuì per primo. Tra i suoi lavori più importanti, vanno ricordati:

  • 1949 – C. Rizzo: Siglatura e colore dei “chiaroscuri” (argomento ripreso nel Congresso del 1981 – col titolo ” Controlli, critiche e proposte sulle classificazioni dei chiaroscuri nel metodo Rorschach”;
  • 1970 – C. Rizzo: Contributo alla Psicologia dell’età evolutiva. Indagine longitudinale applicando il metodo Rorschach a sette soggetti della medesima famiglia in età dai 4 ai 22 anni. Riv. Di Neurol. XL, fasc.1.
  • 1973 – C. Rizzo Un nuovo ” fenomeno particolare”: la sproporzione; Riv. Psichiatr., Vol. VII, N° 6. 1973 – C. Rizzo: L’adulto sano di mente alla luce della psicodiagnosi Rorschach. Scuola Romana Rorschach.
  • 1977 – C.Rizzo; S. Parisi; P. Pes: Le odierne risposte Volgari e semi-Volgari dei protocolli Rorschach negli italiani adulti “normali”, Rorschachiana XIV, Friburgo.
  • 1980 – C. Rizzo; S. Parisi; P. Pes; A. Battaini; L. Pacifici: Teacher-student interaction – students whith the Rorschach Test in two 5th Elementary classes. Rorschachiana XV, Washington D.C.
  • 1980 – C. Rizzo; S. Parisi; P. Pes; S. Montagna: Rorschach characteristics and depression in two groups of elderly people. Rorschachiana XV, Washington D.C.
  • 1980 – C. Rizzo; S. Parisi; P. Pes; M. Grasso; M. Michelini: Valutazione del rapporto madre-figlia attraverso il test di Rorschach. Studi clinici su adolescenti e giovani psoriasiche. Rorschachiana XV, Washington D.C.
  • 1980 – C. Rizzo; S. Parisi; P. Pes; M. grasso; L. Preziotti: Evaluation of the mother-son relationship through Rorschach test. Clinical study on psoriatic adolescents and young people. Rorschachiana XV, Washington D.C.
  • 1980 – C. Rizzo; S. Parisi; P. Pes; A. Battaini; E. Monaco: Puerperal Syndrome. Rorschachiana XV, Washington D.C.
  • 1980 – C. Rizzo; S. Parisi; P. Pes ; A. Battaini; A. Feligetti: Study on the difference between children in traditional Elementary schools and children having experimental characteristics via the Rorschach Test. Rorschachiana XV, Washington D.C.

L’ultimo Congresso al quale partecipò fu quello di Washington del 1981 dove riuscì a far riconoscere, per la prima volta, anche l’italiano fra le lingue ufficiali. Ma per lui si avvicinava il declino, non della mente, che fino a pochi giorni prima del decesso conservò lucidissima, ma del corpo, ormai logoro e stanco e che mal s’adattava all’animo giovane ed entusiasta che ancora conservava intatti gli entusiasmi e il desiderio di conoscere.
L’estate particolarmente calda del 1982 compromise maggiormente il suo organismo, ma C. Rizzo riuscì ancora, con la grinta di sempre, il 3 luglio di quell’anno, a tenere un’ultima riunione nel proprio studio di Via Jacopone da Todi. Volle in seguito ritornare a Niella, nella sua casa di famiglia, sicuro che il suo Piemonte lo avrebbe rinvigorito, ma non fu così.

La lesione midollare che lo aveva colpito, l’insufficienza cardiaca alla quale non volle dare mai peso, l’età avanzata, resero necessario, dopo un precipitoso rientro a Roma, il suo ricovero al Policlinico Italia diretto dal Prof. Zappala, dove trovò affettuosa e fraterna accoglienza.
Ancora negli ultimi giorni della sua vita continuava ad elaborare programmi per il congresso Rorschach di Barcellona, al quale tanto ardentemente avrebbe desiderato partecipare. Dopo 7 mesi di dolorosa degenza, il 13 Aprile 1983 si spense, serenamente come aveva vissuto, circondato dai suoi famigliari, confortato dalle frequenti visite della Sig.ra Tessitore, dei collaboratori Pes e Parisi e dal continuo interessamento del Prof. Mezzena, ora suo validissimo successore nella presidenza S.I.R. E’ nella mia convinzione che la sua opera, continuata dalla Scuola Romana Rorschach, sarà senz’altro sviluppata, ampliata ed affermata.

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